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VOLTA DELLA NAVATA CENTRALE

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“Apoteosi della incarnazione del Verbo divino acclamata dal coro delle vergini ” è il titolo dato dal can. Vincenzo Tacito Romeo al vasto affresco della volta della navata centrale della Cattedrale di Acireale,realizzato dallo Sciuti nel triennio 1905-07.

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“Gloria dell’Eterno padre”

“Giuseppe Sciuti,«Gloria dell’Eterno Padre, »,affresco della volta della cattedrale di Acireale,1905-07.
II brano inizia con due figure di profeti, in atteggiamento di riverenza, disposti a scalare su un’immensa nube dall’andamento ellittico. La luce, che con calcolato effetto illumina solo l’interno di siffatta nube, si dispiega poi come inno totale nello scomparto dell’Eterno Padre assiso tra altri quattro profeti . Di fronte alla splendente maestà di Dio non resta loro che piegare le ginocchia ed abbassare lo sguardo. Anzi uno di essi sembra riparare gli occhi con la mano, mentre un altro non toglie dalla testa il mantello protettivo. Un brano questo di grande umanità e di alta pittura. I profeti non hanno quel sentore di oleografia che pure è possibile avvertire nelle vergini del coro, ma sono figure che senza eccessi di realismo recano indelebili i connotati dell’umanità Al centro campeggia solenne ed ieratico l’Eterno Padre, raffigurato secondo una tradizionale iconografia come un vecchio maestoso dalla fluente candida barba, assiso su nubi luminose, con la sinistra che tiene uno scettro e la destra poggiata sul mondo a ribadire l’impero su di esso. L’ultimo episodio della visione dell’artista si conclude così in un trionfo di luce che permea di sé l’intero riquadro per poi irradiarsi nel sesto scomparto come fasci di raggi. Questi ultimi, perdendo progressivamente di intensità lasciano trasparire la sottostante decorazione sulla quale – come già si è detto – Sciuti aveva finto di sovrapporre la sua visione.”
Giuseppe Sciuti,«Gloria dell’Eterno Padre, »,affresco della volta della cattedrale di Acireale,1905-07.
II brano inizia con due figure di profeti, in atteggiamento di riverenza, disposti a scalare su un’immensa nube dall’andamento ellittico. La luce, che con calcolato effetto illumina solo l’interno di siffatta nube, si dispiega poi come inno totale nello scomparto dell’Eterno Padre assiso tra altri quattro profeti . Di fronte alla splendente maestà di Dio non resta loro che piegare le ginocchia ed abbassare lo sguardo. Anzi uno di essi sembra riparare gli occhi con la mano, mentre un altro non toglie dalla testa il mantello protettivo. Un brano questo di grande umanità e di alta pittura. I profeti non hanno quel sentore di oleografia che pure è possibile avvertire nelle vergini del coro, ma sono figure che senza eccessi di realismo recano indelebili i connotati dell’umanità Alcentro campeggia solenne ed ieratico l’Eterno Padre, raffigurato secondo una tradizionale iconografia come un vecchio maestoso dalla fluente candida barba, assiso su nubi luminose, con la sinistra che tiene uno scettro e la destra poggiata sul mondo a ribadire l’impero su di esso. L’ultimo episodio della visione dell’artista si conclude così in un trionfo di luce che permea di sé l’intero riquadro per poi irradiarsi nel sesto scomparto come fasci di raggi. Questi ultimi, perdendo progressivamente di intensità lasciano trasparire la sottostante decorazione sulla quale – come già si è detto – Sciuti aveva finto di sovrapporre la sua visione.

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“La Fede”
A ridosso della grande nube scura che fa da preambolo alla visione dell’Eterno Padre sta in primo piano luminosa la «Fede». Rappresentata come una donna che reca in evidenza i simboli del Cristo (l’euca-ristia e la croce), la «Fede» con ai lati due angeli sopravanza la cornice senza però annullarla. L’angelo di destra fa sventolare un grande labaro su cui è scritto: «ChRISTUS IN SAECULA VINCIT».

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“L’Annunciazione”
La Cattedrale acese è dedicata alla Vergine annunziata
L’«Annunciazione» è il centro morale di tutto l’affresco,aI centro della composizione stanno l’angelo annunziante in piedi, e la Vergine annunziata, in ginocchio, attorno a cui si dispongono a semicerchio otto angeli pure inginocchiati. L’insieme manca di calore; gli angeli nella loro grande compostezza perdono di sincerità . L’arcangelo Gabriele, che tiene nella sinistra un giglio, mentre con la destra indica il cielo, ha una gestualità di maniera. Le grandi ali aperte sono puramente esornative, le vesti si dispiegano immote in bella vista: ci sembra che qui si riecheggi il modello bizantino non sufficientemente aggiornato, con il risultato di una rappresentazione sostanzialmente fredda. Né il gesto umile di Maria che piega dolcemente Ia testa all’annuncio vale da solo a riscattare l’insieme. Tra l’altro la stessa posizione prospettica della Vergine rispetto all’angelo e all’inginocchiatoio non è felice, come pure non felice è la collocazione degli angeli su piccole singole nubi: essi sembrano appesi alla volta

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“Gloria degli Angeli portanti i simboli di Santa Venera”

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“Il Coro delle Vergini”
La Cattedrale acese è dedicata alla Vergine annunziata
L’«Annunciazione» è il centro morale di tutto l’affresco,aI centro della composizione stanno l’angelo annunziante in piedi, e la Vergine annunziata, in ginocchio, attorno a cui si dispongono a semicerchio otto angeli pure inginocchiati. L’insieme manca di calore; gli angeli nella loro grande compostezza perdono di sincerità . L’arcangelo Gabriele, che tiene nella sinistra un giglio, mentre con la destra indica il cielo, ha una gestualità di maniera. Le grandi ali aperte sono puramente esornative, le vesti si dispiegano immote in bella vista: ci sembra che qui si riecheggi il modello bizantino non sufficientemente aggiornato, con il risultato di una rappresentazione sostanzialmente fredda. Né il gesto umile di Maria che piega dolcemente Ia testa all’annuncio vale da solo a riscattare l’insieme. Tra l’altro la stessa posizione prospettica della Vergine rispetto all’angelo e all’inginocchiatoio non è felice, come pure non felice è la collocazione degli angeli su piccole singole nubi: essi sembrano appesi alla volta

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“Il Coro delle Vergini”

Giuseppe Sciuti , “Santa Venera in mezzo al coro di vergini e orchestra di angeli”, 1905-1907, affresco. Acireale, Basilica Cattedrale.

Appare una grande nube che dietro di sé nasconde cinque figure erette, dipinte a somiglianza dei mosaici bizantini . Sulla nube, poi, all’altezza della fascia della cornice, che pertanto è interrotta, è disposta a semicerchio l’orchestra di nove angeli . Tutti sono intenti al suono dei loro strumenti (arpa, siringa, violino, oboe, flauto, violoncello) sotto la direzione di un grande angelo colto di spalle con le ali dispiegate in uno scorcio ardito quanto sapiente. Infatti la sua flessuosa figura e soprattutto la direzione delle sue braccia costituiscono il legame visivo e diretto con il sovrastante «Coro delle vergini».

“Orchestra degli Angeli””